"Hai da accendere?"
"Aspetta, fammi vedere... Tiro fuori una piccola scatola di
fiammiferi.
Cinquanta stelline bianche e strisce rosse. Fiammiferi e bandiera americana.
"Che connubio" - penso. Sorrido.
Dan ne accende uno.
La fiamma illumina tutto attorno a me: queste pareti, le bottiglie di liquori, il mio Martini,
rigorosamente liscio con oliva. Quel palco. E il nostro rifugio questo, il nostro "sogno
americano".
"Stasera Goodman" - mi dice.
Il sigaro in una mano e il sax nell'altra, mentre la nuvola di fumo lascia a malapena intravedere il
suo volto nel chiarore soffuso della stanza.
Sta bene vestito di bianco, con la sua pelle di foglie di tabacco.
Dan viene dagli Stati Uniti. Vengo un po' da lì anche io, ormai. Quando la tua vita cambia, o hai
bisogno di darle una svolta, ti dicono che viaggiare può essere una soluzione, quel punto di non
ritorno, forse perché tu, a quel punto, non ci vuoi proprio più ritornare. E la mia, la nostra vita era
cambiata. Certe scelte devi essere pronto a farle, sempre, a qualunque costo.
Ed era arrivato il momento di una svolta.
Il nostro anno sabbatico ci ha portati proprio lì, in America. 4 mesi, 26 Stati, 41 città. E per ogni
città una scatola di fiammiferi. Si, perché hai bisogno di quella fiamma, prima o poi. Quella che
brucia, come la passione, che illumina, come quando sei bombardato di idee. Il nostro viaggio on the
road è stato la nostra rinascita.
Centoventi giorni di colori, razze diverse, sapori, odori, musica. L'America ci è rimasta nel cuore.
È stato il nostro rifugio e la nostra salvezza. Ma poi hai bisogno di tornare. E qui, in questo paese
che non è l'America, noi abbiamo ritrovato il nostro sogno ed anche chi, come noi, il "sogno
americano" ce l'aveva dentro. Quando devi affrontare un nuovo inizio, hai bisogno sempre dei
tuoi compagni di viaggio. Due, come i pilastri del tuo corpo.
"Che connubio" - penso. Sorrido.
Tutto attorno a me s'illumina.
"Stasera Goodman e domani Joséphine. Ho comprato un occhio di bue, così
lei e il suo boa di piume bianche non potranno lamentarsi della luce!"
Un Martini, il cameriere in camicia bianca e papillon, le luci soffuse, questa intimità che è la chiave
della nostra libertà.
Il "restroscena" è quel viaggio. E il raccoglitore delle nostre idee e di mille storie.
Non c'è nascondiglio, non c'è trucco, nessuna quinta. E il nostro rifugio.
Retroscena è già vita.